L
’esempio del presiden-
te. Uno che durante il
mandato non ha mai
usato il politichese. Anzi. E
neppure ricorre alle frasi
di circostanza a pochi mesi
dalla scadenza dell’impegno
al vertice dell’Unione Indu-
striali di Savona. La storia
è quella di un imprenditore
che al pari dei suoi collabora-
tori ha dovuto guardare fuo-
ri Italia: “Unica scelta per so-
pravvivere garantendo tutti i
millecentoventi posti di lavo-
ro. E, con questo, non voglio
dire che l’estero rappresenti
la Mecca. Ma il messaggio è
quello che per restare a gal-
la sei costretto a guardare
oltre i confini nazionali. Qui
siamo in recessione, una re-
altà pesante che non può es-
sere negata” dichiara Fabio
Atzori, amministratore de-
legato di Demont. C’è da de-
scrivere il percorso del suo
gruppo, un leader nazionale
dell’impiantistica con sede a
Millesimo capace di realizza-
re investimenti un po’ in tut-
to il mondo. “Recentemente
siamo stati costretti a lascia-
re l’Egitto poiché il clima del
Paese non garantiva l’incolu-
mità dei nostri dipendenti, in
Algeria operiamo mediante
specifiche forniture tuttavia
il mercato più solido resta il
Sudamerica”.
Un mappamondo che va ol-
tre le dimensioni di una gran-
de azienda come Demont. E’
la sintesi che conta: “Rim-
boccarsi le maniche e osa-
re. Nessuno ti regala nulla,
a qualsiasi livello occorro-
no sacrificio e qualità”. Poi,
quando apri il capitolo Ita-
lia, Fabio Atzori abbandona
qualsiasi retaggio di diplo-
mazia. Va con la quotidiani-
tà di chi fa impresa: “Se uno
Stato sconta duemilacento
miliardi di debito, produce
ricchezza per millecinque-
cento e di questi ottocento
vanno in tasse qualcosa non
funziona. Diciamo ormai da
anni che i servizi devono mi-
gliorare, ma in realtà aumen-
tano soltanto le spese. Alla
luce di un simile andamento,
arrivo alla provocazione di
auspicare la minor presenza
dello Stato. Dopo settant’anni
di attese e mancati risultati,
simili conclusioni sono inevi-
tabili. La nostra è una nazio-
ne che differentemente dal
resto del mondo in crescita
pensa di progredire smantel-
lando l’apparato produttivo.
Non funziona così, questo è
l’opposto di quanto bisogne-
rebbe fare”.
Il numero uno dell’Unione
Industriali di Savona parla
di deriva pericolosa per l’I-
talia. Non nasconde la pre-
occupazione per un popolo
che a suo giudizio dimostra
di seguire maggiormente un
singolo leader piuttosto che
una proposta politica peral-
tro molte volte confusa e ca-
rente di contenuti. E allora,
la ripresa? “Quelli che parla-
no di svolta già in vista, vi-
vono su altri pianeti. Forse,
possiamo ipotizzare un’in-
versione di rotta verso fine
anno in coincidenza con un
po’ di svalutazione dell’euro.
Nel frattempo, bisogna augu-
rarsi che tutto non sia anda-
to a gambe all’aria”. Fotogra-
fia cruda, senza abbellimenti.
Fino alla conclusione fina-
le relativa alla mancanza di
punti di riferimento: “Man-
cano gli interlocutori. E sia
chiaro che nessuno qui è alla
ricerca di quelli compiacenti.
Una sensazione di frustrazio-
ne che da presidente dell’U-
nione Industriali ho avverti-
to più volte”. Già, la guida di
Savona. Come giudica lo sta-
to dell’associazione, Fabio
Atzori? “Abbiamo dimostrato
di essere più resistenti di al-
tri. Ora però dobbiamo svol-
tare e non c’è più tempo per
farlo. Le priorità per la no-
stra realtà mirano a una ri-
duzione dei costi attraverso
la collaborazione con le altre
sedi di Confindustria attive in
Liguria e un deciso supporto
a chi guiderà gli imprendito-
ri del ponente nei prossimi
anni”. Una strada già trac-
ciata, dunque: “Il percorso
deve passare pure dal conti-
nuo coinvolgimento dei gio-
vani già parte attiva di tante
esperienze formative dell’ul-
timo quadriennio”.
3
L’imprenditore
con la valigia
Fabio Atzori: “La crisi si batte girando il mondo”
Fabio Atzori, presidente dell’Unione
Industriali e amministratore delegato di
Demont. Nelle altre foto, la sede cen-
trale dell’azienda, a Millesimo