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ou decide, ammonisce
zio Sam da un manife-
sto quando gli ameri-
cani sono chiamati a sceglie-
re un nuovo inquilino per la
Casa Bianca. You decide, ov-
vero decidi tu, o meglio “sbri-
gati a scegliere” è invece, dalle
nostre parti, un utile consiglio
da seguire per trovare una
soluzione positiva ai proble-
mi aperti sul fronte mare, che
non sono tanto rappresentati
dalla larghezza delle panchine
e dal tipo di porfido usato sulla
passeggiata, quanto la “gover-
nance” degli affari portuali e
l’approvazione dell’assetto de-
finitivo della piattaforma por-
tuale di APMTerminals a Vado
Ligure.
La riforma Delrio, con tutto
quello che ne consegue (accor-
pamento dell’Autorità Portua-
le di Savona Vado Ligure con
Genova in un’unica Authority
di Sistema centro-occidenta-
le ligure a trazione genovese
per evidenti ragioni dimensio-
nali), sarà approvata – si dice
– all’inizio dell’estate. In sede
di conversione in legge del de-
creto Delrio dovrebbe essere
inseritounemendamento con-
cordato in sede di Conferenza
Stato Regioni che consente a
talune Autorità in lista di can-
cellazione di poter continuare
ad operare in autonomia am-
ministrativa per un periodo
massimo di 36 mesi.
E’ il tempo che consentirà alle
nuove banchine di andare a
regime, garantendo al siste-
ma portuale savonese un vo-
lume di traffici, di navi e di en-
trate, superiore a buona parte
degli scali che la riformaDelrio
– proprio sulla base di criteri
quantitativi – ha confer-
mato come sede di Au-
thority. Non è il caso di
farsi troppe illusioni su
un futuro “ripescaggio” sul-
la base dei risultati, per-
ché l’orientamento
politico è sem-
mai quello rivolto
all’accorpamento del-
le Autorità Portuali che non
portano a casa più risorse e
più traffici. Ma è comunque
un buon punto di partenza,
che consentirà, in ogni caso, a
Savona di presentarsi al tavolo
dell’Autorità di Sistema conun
diverso rapportodi forza e con
maggiori possibilità di tutelare
i propri interessi.
Ma vale sempre una prover-
biale regola inglese: la miglior
ricetta per cucinare una lepre
richiede, come primo provve-
dimento, dare la caccia e pren-
dere la lepre. Nel caso di Savo-
na, la traduzione è semplice:
il porto può evitare un de-
classamento e avere un futu-
ro autonomo se il terminal di
Vado Ligure sarà completato
e reso operativo – nel rispet-
to di tutte le norme e con un
po’ di buonsenso – nei tempi
programmati (primi mesi del
2018).
Solo una minoranza fisiolo-
gica, in ef-
fetti, è oggi ancorata su posi-
zioni radicali che vanno dallo
stop ai lavori al ripristino dello
specchio d’acqua, ma il mal di
mare, con qualche agitazione,
è sorto spontaneo nel momen-
to in cui l’Autorità Portuale è
passata alle scelte definitive
per quanto riguarda l’assetto
strutturale della nuova piat-
taforma. Che nei disegni del
2008 appariva poggiata su cir-
ca 900 pali ancorati su cassoni
posati sul fondalementre negli
ultimi elaborati, oggi sotto esa-
me ambientale presso il Setto-
re VIA della Regione Liguria,
è costituita da un terrapieno
contenuto e circondato da cas-
soni in calcestruzzo.
L’edizione 2008,
si è capito, era
il punto di
c a d u t a
di una
mediazione politica in allora
necessaria che aveva comun-
que permesso di sbloccare l’i-
niziativa di APM Terminals.
L’obiettivo da raggiungere
aveva ricacciato sullo sfondo
le perplessità tecniche di chi
non aveva notizia di analoghe
piattaformenelmondo costru-
ite su palafitte e di chi non ri-
usciva ad immaginare come,
sotto la soletta del terminal,
la promessa circolazione d’ac-
qua avrebbe potuto districar-
si meglio.
Di buone intenzioni, si dirà, è
lastricato il cielo, ma prima o
poi bisogna confrontarsi con
la re-
altà, che del resto è basata su
una logica inoppugnabile. Con
le correnti prevalenti che spin-
gono dal largo verso la costa
(e non parallelamente alla co-
sta), non ci poteva essere libe-
ro scorrimento dell’acqua, con
il concreto rischio che mate-
riali e sporcizia si accumulas-
sero tra le palificazioni, tra-
sformando l’intero sito in uno
stagno.
Il terrapieno rende la piatta-
forma, su cui dovranno esse-
re montate gigantesche gru
e che dovrà accogliere altret-
tanto gigantesche navi, mol-
to più solida. La valutazione
di impatto ambientale chiari-
rà se la nuova struttura sarà
ambientalmente compatibile
rispetto ai fenomeni di ero-
sione delle spiagge temuti dai
bagni marini vadesi o quali ri-
medi dovranno essere mes-
si in opera. Infine la soluzio-
ne a terrapieno costerà meno
per lo Stato – e probabilmente
per l’Italia si tratterà della pri-
ma variante in corso d’opera
che consentirà un risparmio
di risorse pubbliche – e con-
sentirà di risolvere i problemi
di smaltimento del materiale
scavato per la realizzazione di
altre grandi infrastrutture fon-
damentali per lo sviluppo del
territorio ligure. Forse un pri-
mo esempio vero, e non sulla
carta, di sinergie tra Genova e
Savona.
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Determinanti le scelte della riforma portuale e sulla piattaforma di APM Terminals Vado
Il futuro di Savona
si decide sul mare